La trama
Georg Røed ha quindici anni e conduce una vita tranquilla, come la maggior parte dei suoi coetanei. Ma un giorno trova una lettera che suo padre gli aveva scritto prima di morire e che aveva poi nascosto, affinché il figlio la potesse trovare una volta grande. In questa lettera il padre, Jan Olav, racconta la storia della "ragazza delle arance", una giovane con un sacchetto di arance incontrata un giorno per caso su un tram di Oslo e subito persa. Per Jan è un colpo di fulmine. Georg si appassiona a questo racconto, che si accorge riguardarlo molto da vicino e che pian piano gli svela ciò che è accaduto prima della sua nascita; un racconto attraverso il quale la voce del padre lo raggiunge da lontano facendolo riflettere sul senso della vita.
La mia Recensione
Comincio subito col dire che dopo le prime pagine di suspense per cercare di capire chi fosse questa ragazza delle arance, il libro diventa un pò noioso, perchè molto ripetitivo e dispersivo: in molti punti va spesso "fuori tema", seppur brevemente. Ma poi c'è una svolta, da pagina 134 in poi riprende vigoria e vitalità e mi ha commosso in certe parti, in certe frasi che ho sottolineato con la penna blu.
E' un libro delicato, di facile lettura. Un romanzo che indaga, senza troppa pervasività, il grande segreto dell’esistenza, pone interrogativi sulla vita e sulla morte e non decanta certezze, ma soltanto esili speranze.
"Ma sognare qualcosa di improbabile ha un proprio nome.
Lo chiamiamo speranza"
Lo chiamiamo speranza"
Un romanzo fatto di meraviglia e amore per la vita e di dolore per la sua brevità, regole già prestabilite decretano l’andamento della favola strana dell’esistenza e non è in nostro potere cambiarle, possiamo solo scegliere se accettarle o rifiutarle.
Vi lascio due estratti che mi son piaciuti particolarmente, sebbene abbia sottolineato anche altre frasi degne di nota:
"In molte lingue si usa un pronome specifico quando si tratta di due, e solo due, persone. Questo pronome si chiama "duale", cioè quello che è diviso in due. Secondo me è una designazione utile, perché a volte non si è né uno né tanti. Si è "noi due", e si è "noi due" come se questo "noi" non potesse essere diviso. Si esprimono regole uguali a quelle delle favole quando improvvisamente viene introdotto tale pronome, quasi come un colpo di bacchetta magica."Adesso prepariamo la cena", "Adesso apriamo una bottiglia di vino", "Adesso andiamo a dormire". Non è quasi spudorato parlare in questo modo? Di sicuro è diverso dal dire che adesso tu devi andare a casa, perché io devo dormire.Quando usiamo il "duale" si introducono dunque delle regole completamente nuove. "Facciamo una passeggiata!". E' così semplice, Georg, sono solo tre parole, e nonostante ciò descrivono un'azione così piena di significato che tocca nel profondo la vita di due persone su questa terra"
"... da quella notte ho sempre saputo che non ci si può fidare delle stelle nel cielo. Qualsiasi cosa accada non possono salvarci da niente. Anche dalle stelle nel cielo dovremo allontanarci un giorno, anche loro dovremo lasciare. Mentre io e lui stavamo navigando insieme nell'universo capii che non c'è niente al mondo di cui fidarsi".
Autore: Gaarder Joistein
Titolo originale: Appelsinpiken
Editore: TEAdue
Prezzo: euro 8,60
Pagine: 193
Anno uscita: 2004
IBSN: 978-88-502-1457-0
Gaarder è uno degli autori che più preferisco e ho letto tutti i suoi libri... Questo l'ho letto molto tempo fa e ricordo che mi piacque molto.
RispondiEliminaSono d'accordo cont e che l'inizio è sempre noioso e pesante ma è un po' la caratteristica di Gaarder...
Se ti è piaciuto questo libro ti consiglio di leggere anche Maya. Maya è un libro che inizi a leggere e che molli li, come ho fatto io, per un po' di tempo... perchè diventa pesante e poco scorrevole... ma se superi la parte difficile poi ti stupisce.
Ovviamente il consiglio vale anche per "Il mondo di Sofia" che è un classico e forse avrai già letto! :)