E' un romanzo sulla solitudine giovanile. Le cucine nuovissime e luccicanti o vecchie e vissute, che riempiono i sogni della protagonista Mikage, rimasta sola al mondo dopo la morte della nonna, rappresentano il calore di una famiglia sempre desiderata. Ma la grande trovata di Banana è che la famiglia si possa, non solo scegliere, ma inventare. Così il padre del giovane amico della protagonista Yuichi può diventare o rivelarsi madre e Mikage può eleggerli come propria famiglia, in un crescendo tragicomico di ambiguità. Con questo romanzo, e il breve racconto che lo chiude, Banana Yoshimoto si è imposta all'attenzione del pubblico italiano mostrando un'immagine del Giappone completamente sconosciuta agli occidentali, con un linguaggio assai fresco e originale che vuole essere una rielaborazione letteraria dello stile dei fumetti manga.
Questo libro non mi ha entusiasmato più di tanto. Tuttavia non lo sconsiglio.
E' stato piacevole, fluido e sempre mi sorprende la capacità degli orientali, di parlare della morte con una certa naturalezza, anzi forse, leggerezza.
La Yoshimoto descrive pienamente il disagio di Mikage Sakurai, che assiste alla morte dei genitori prima, e a quella della nonna poi. Rimane sola, senza alcuna persona del suo stesso sangue ma viene accolta, benevolmente, nella famiglia dei Tanabe composta dal figlio Yuichi e dalla mamma/papà Eriko.
Questo romanzo d'esordio della scrittrice, uscito nel 2002, si divide in 3 parti:
- Kitchen
- Plenilunio- Kitchen 2
- Moonlight Shadow
Poi c'è il
- Postsciptum [ringraziamenti]
E' un romanzo attuale, moderno, ma nonostante ciò la Yoshimoto è ben radicata nelle tradizioni del Giappone.
Spazio importante occupano, tra le vicende dei protagonisti, le cucine: quella della casa di Mikage, condivisa con la nonna e della quale ricorda i pomeriggi passati a parlare del più e del meno e a sorseggiare té bollenti, quel pavimento verde prima detestato, poi amato; la cucina di Yuichi ed Eriko di cui Mikage si innamora a prima vista, piena di arnesi sistemati ordinatamente e ricca di pirofile e zuppiere e bicchieri di vario tipo. La cucina è in questo romanzo un filo conduttore, un tema che ritorna più volte e sifonde con i sentimenti che vivono i protagonisti.
Nella seconda parte del romanzo Plenilunio, Eriko muore e quindi sia suo figlio Yuichi che Mikage (a cui Eriko si era affezionata come una figlia) rimangono davvero soli; nonostante la voglia di entrambi di fuggire, di scappare per non vivere la cruda realtà, entrambi capiscono che l'unico modo per farcela è restare uniti.
Anche in questa seconda parte, il contributo della cucina è molto importante non solo come stanza della casa nella quale trovare rifugio ma anche come arte con la quale plasmare il proprio carattere, evadere momentaneamente dalla realtà, passare ore felici anche quando tutto sembra terribilmente complicato, nelle sperimentazioni culinarie. Mikage si accorge che forgiare piatti è come forgiare un pò il proprio carattere.
Alla fine di Kitchen vi è un piccolo racconto Moonlight shadow che è una prova letteraria scritta dalla autrice per la propria tesi di laurea..è un piccolo capolavoro anche questo, a mio avviso..
Ancora una volta, il tema principale è la morte, la perdita di una persona cara. Qui la protagonista è la tenera e giovane Satsuki che perde il proprio ragazzo, Hitoshi, in un incidente stradale, dopo 4 anni di amore intenso. La ragazza sembra non riuscire a sopravvivere al dolore di questa perdita ma assieme a lei c'è anche il fratello di Hitoshi, Hiiragi, che ha perso nell'incidente anche la propria fidanzata. I due cercano nel corso del mini-romanzo di superare il dolore a proprio modo, appoggiandosi l'uno all'altra.
Satsuki inoltre conosce Urara, una ragazza misteriosa, che la avverte dela possibilità di vivere un fenomeno molto raro, quello descritto come il fenomeno Tanabata: sullo stesso ponte che divide l'abitazione di Satsuki da quella di Hitoshi la ragazza riesce a rivedere il proprio amore e a dirgli finalmente addio.
Anche qui il cibo assume una parte rilevante, anche se non quanto in Kitchen.
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