"Il cielo è dritto, un cammino segnato,
più breve della terra saliscendi."
Un libro che è...poesie. Righe che vanno spesso a capo e che racconto.
E' un romanzo molto breve, anche se però ho fatto un pò di difficoltà a seguire la storia, rileggendo spesso qualche riga per non perderne il senso. Un romanzo quindi letto, dove ogni parola ha la sua forza evocativa, piena ed intensa.
Di deserto, di mare e marinai, di tempeste, di migrazione, di terre lasciate e di terre conquistate, di notti e stelle appese.
Giorni in cui “l’umanità sarà poca, meticcia, zingara e andrà a piedi. Avrà per bottino la vita, la più grande ricchezza da trasmettere ai figli”.
Un romanzo in versi, molto originale come solo questo genio [per me] di scrittore riesce a fare. Un poema tragico, forte, potente che arriva all'anima come un sussulto.
Passionalità verace.
La prima parte è un’odissea di migranti africani verso l’Europa, attraverso deserti e rive della Libia, poi sulle "carrette del mare" verso l’isola di Lampedusa, a sud della Sicilia. Questa poesia è impastata d’erranza, di sradicamento, di disperazione, di sfruttamento, di minacce e di morte.Ma anche di speranza.
"Faremo i servi, i figli che non fate, nostre vite saranno i vostri libri d’avventura.”
Ho apprezzato tantissime righe, e più di tutto la variante di una delle mie canzoni napoletane classiche preferite.
Variante di canzone
"Io te vurria vasa'", sospira la canzone
ma prima e più di questo io ti vorrei bastare,
io te vurria abbasta',
come la gola al canto come il coltello al pane
come la fede al santo io ti vorrei bastare.
E nessun altro abbraccio potessi tu cercare
in nessun altro odore addormentare,
io ti vorrei bastare,
io te vurria abbasta'.
"Io te vurria vasa"', insiste la canzone
ma un po' meno di questo io ti vorrei mancare
io te vurria manca',
più del fiato in salita
più di neve a Natale
di benda su ferita
più di farina e sale.
E nessun altro abbraccio potessi tu cercare
in nessun altro odore addormentare,
io ti vorrei mancare
io te vurria manca'.
Perchè il napoletano è visceralità carnale, passione. E questo romanzo è fatto per chi ricerca una storia forte in salsa poetica, realtà tradotta in versi.
Sei voci
Non fu il mare a raccoglierci
Noi raccogliemmo il mare a braccia aperte.
Calati da altopiani incendiati da guerre e non dal sole,
traversammo i deserti del Tropico del Cancro.
Quando fu in vista il mare da un’altura
Era linea d’arrivo, abbraccio di onde ai piedi.
Era finita l’Africa suola di formiche,
le carovane imparano da loro a calpestare.
Sotto sferza di polvere in colonna
Solo il primo ha l’obbligo di sollevare gli occhi.
Gli altri seguono il tallone che precede,
il viaggio a piedi è una pista di schiene.
Libro imperdibile. Buona Lettura!
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