Ho l’immenso piacere di intervistare, per i lettori de La Locanda dei Libri,
la scrittrice Stella Stollo.
Un'intervista che ci permetterà di scoprire, non solo le sue opere letterarie, ma anche la sua eclettica, multiforme, originale essenza.
1. Innanzitutto vuoi raccontarci un po’ di te…
Quand'è che hai sentito la vocazione per la scrittura?
Ciao Lena, lusingata di essere tua
ospite.
Ecco alcune cose fondamentali da sapere
su di me:
- Adoro il mare e i piccoli porti.
- Amo Firenze, anche se non ci sono
nata né ci ho abitato, almeno non in
questa vita.
- Mi commuovo fino alle lacrime di
fronte alla bellezza delle camelie e dei fiori che sbocciano sulle piante grasse (quelli che
vivono poche ore, come le farfalle).
- Non mangio carne, nel caso qualcuno
volesse invitarmi a pranzo…
Sono piccola e minuta, ma anche
claustrofobica : per sopravvivere ho bisogno di spazi enormi e di tanto, tanto
ossigeno. L’ossigeno me lo procurano gli affetti, le mie figlie, le
amicizie. Gli spazi, infinitamente
grandi, li ho sempre trovati nei libri. Dunque
la lettura, al pari dell’amore in tutte le sue forme, è un bisogno primario che
mi assicura la sopravvivenza. È anche una medicina contro molteplici malattie e,
come tutte le medicine, ha i suoi
effetti collaterali. La scrittura è una
delle reazioni che può provocare la lettura, soprattutto se assunta in dosi
massicce.
Li potrei definire tre storie di
persone alla ricerca di qualcuno o di qualcosa.

In “Io e i miei piedi” il protagonista è un uomo trentenne, alla ricerca del lavoro giusto. L’impresa, già di per sé ardua anche a causa di una madre e una fidanzata che gli stanno col fiato sul collo, viene ulteriormente complicata dall’improvviso insorgere di una strana dermatite alle piante dei piedi. Saranno proprio i suoi piedi malati e le relative situazioni tragicomiche a condurlo verso una direzione inattesa..


3. Se tu potessi
descriverti con 3 aggettivi quali sceglieresti? Esplicacene poi le motivazioni.
Nomade
– Sognatrice resiliente – Gattofila
Nomade
- Che si voglia chiamare Spleen, Tedio, Saudade, oppure semplicemente
mal di vivere, ho sempre pensato che l’unico mezzo per sfuggirvi sia il
viaggio. Da bambina sognavo di diventare
trapezista in un circo, oppure esploratrice antartica (alla ricerca di una mitica
oasi di calore e paradisiaca
vegetazione). Già allora
avvertivo quell'impulso irresistibile allo spostamento e alla ricerca della
felicità in un Altrove. I viaggi più importanti della mia vita sono quelli che
ho fatto da sola, senza amici o amiche. Ritrovarti da sola e molto lontana dal
tuo solito ambiente è la condizione ideale per aprirti totalmente al nuovo e al
diverso, senza condizionamenti di alcun genere.
Ed è anche un tentativo di conoscere meglio te stessa, di saggiare le
tue risorse; la sensazione di libertà
che provi è impareggiabile.
Sognatrice resiliente – La resilienza è la proprietà che
alcuni materiali hanno di conservare la propria struttura o di riacquistare la
forma originaria dopo essere stati sottoposti a schiacciamento o deformazione.
Per riallacciarmi al discorso sul nomadismo, non sempre ho avuto la possibilità
di viaggiare fisicamente verso nuovi
orizzonti ogni volta che ne ho sentito l’esigenza; mi sono quindi sentita più volte schiacciata
dalle situazioni, quasi trasformata in un’altra persona. Mi è però venuta in soccorso la dimensione
spirituale e onirica del viaggio. Quando perderò la capacità di sognare,
cesserò anche di reagire agli schiacciamenti e quindi di esistere. Do molto
valore ai sogni, sia a quelli a occhi aperti sia a quelli da dormiente. Alcune
delle decisioni più importanti della mia vita le ho prese dando ascolto al
messaggio di un sogno, fatto la notte precedente. Anche la scrittura è un sogno, un viaggio onirico
alla ricerca di me stessa.
Gattofila
– Beh, qui non c’è bisogno di tante spiegazioni, no?
Chi li ama sa che i gatti sono creature magiche, un po’ folli, vere e proprie incarnazioni della libertà e
dell’intelligenza. Posso solo aggiungere
che nelle giornate in cui tutto sembra andare storto, mi basta che un gatto mi
guardi negli occhi, in quel modo particolare che sanno loro, per riacquistare
la fiducia e il buonumore.
4. Ho letto con piacere, e recensito, il tuo romanzo
d’esordio “Io e i miei piedi”, com’é nata l’idea di scriverlo e a quali letture
ti sei ispirata?
L’idea di scrivere una storia su tale
argomento probabilmente è scaturita dal rapporto complicato che ho con i miei
piedi: ne sono sempre stata orgogliosa, considerandoli una delle parti più
belle del mio corpo. Allo stesso tempo
mi piacciono tanto, anzi tantissimo, le scarpe; ed è chiaro che non mi
piacciono quelle comode. Così, dopo anni di maltrattamenti e di torture che noi
donne conosciamo bene, mi sono ritrovata con i piedi piuttosto malconci…ho
iniziato allora a curarli e a trattarli con maggiore amore. Comunque, mi farei
uccidere piuttosto che andare in giro con le birkenstock, come mi consiglia mio marito che è Tedesco.
Per la stesura mi sono ispirata a ”Il giocatore” di Dostoevskij e a “Il Piccione” di Süskind. Tu mi dirai, ma che c’entra? Niente per
quanto riguarda la storia e i personaggi, ma li ho presi a modello per il tipo
di libro che volevo creare: un romanzo breve
ma intenso, semplice ma profondo, divertente ma amarognolo.
5. Qual è l’essenza comune, il tratto caratteristico della
tua scrittura, dei tuoi romanzi? Hai provato mai a ricercare il file rouge delle tue opere?
Il file rouge delle tre opere può essere
riassunto nel Koan a cui cerca di
rispondere Chiara, una delle
protagoniste di “MaldiTerra”: Qual era il tuo volto originario prima che
i tuoi genitori ti mettessero al mondo?
I Koan sono
interrogativi paradossali utilizzati in una delle pratiche spirituali del
Buddismo Zen, per ottenere che la nostra mente superi la barriera
dell’illusione e si risvegli alla sua vera natura. La ricerca del proprio volto originario,
quello posseduto prima di restare intrappolati nei condizionamenti e nel
desiderio di compiacere tutti è l’essenza comune ai tre romanzi, così come il
valore fondamentale dello scoprire e coltivare le proprie passioni. I
protagonisti si dibattono nel caos della vita, tra eventi casuali, scelte
personali e segni del destino, finché arrivano a conoscere meglio se stessi e
trovano il coraggio di ribellarsi ad un destino che, nella maggior parte dei
casi, è stato “preconfezionato” dagli altri ( genitori, parenti, fidanzati o
fidanzate…)
6. Cosa può fare la scrittura, secondo te, per cambiare il
mondo? Cos’è per te scrivere?
La
scrittura, come ho accennato prima, è
uno di quei sogni che aumentano la mia capacità di resilienza. Scrivere è come intraprendere un percorso
spirituale verso la conoscenza e la trasformazione interiore. È una ribellione
contro lo Spleen, contro una vita (o
solo una parte di essa) e contro delle maschere che non ci appartengono più, un
viaggio verso un Altrove che appaghi i
nostri più intimi desideri. Sì, sono convinta che la scrittura possa cambiare
le persone. E chi può cambiare il mondo se non le persone? Quindi sì, per la
proprietà transitiva, la scrittura può cambiare il mondo.
7. Quali sono i tuoi scrittori preferiti? E quali letture
hanno accompagnato il tuo percorso, sia di Donna che di scrittrice?
Da
bambina sono stata un topino di biblioteca. Il primo libro che mi ricordo e che ha cambiato totalmente la
mia visione del mondo e la mia vita è stato ”Un canto di Natale “ , di C.
Dickens. Avevo sette anni e da allora non ho più smesso di leggere. Come tutte
le bambine ho amato appassionatamente “Piccole donne”, l’ho letto e riletto nel
corso degli anni, ancora oggi ogni tanto lo rileggo in Inglese, per darmi un
contegno. Da adolescente mi sono innamorata dei poeti: Leopardi, Baudelaire,
Neruda, Garcìa Lorca , Wordsworth e, in seguito, il poeta cinese Li Bo e la
poetessa russa Anna Achmatova. Anche le
poesie e i romanzi di Hermann Hesse sono stati fondamentali per superare le
terribili crisi dell’adolescenza, così come le opere di Pirandello, in
particolare “Il fu Mattia Pascal”. Poi è
stata la volta della passione per la narrativa dell’ottocento: per le inglesi
Jane Austen e sorelle Brontë e per i romanzieri russi, in particolare Dostoevskij,
Cechov e Turgenev. Lo scorrere del tempo mi ha regalato un amore
per la vita e un umorismo che da giovane
non possedevo e mi sono aperta completamente alla magia degli scrittori
sudamericani: tra tutti ho una predilezione per
Amado e per la sua perla “Gabriella garofano e cannella”. Tra gli autori contemporanei leggo volentieri
Nick Hornby, Niccolò Ammaniti, Melania
Mazzucco. Che aggiungere? I due libri
che da qualche anno a questa parte tengo sempre vicini, come fonte di
ispirazione e anche un po’ come talismani sono “Memorie di Adriano” della
Yourcenar e “Il Tao della Fisica” di F. Capra.
8. Cosa pensi sia l’Arte? A cosa colleghi questa parola, a
quali emozioni la intrecceresti?
Credo
che l’Arte, come del resto la Matematica e la Scienza (anche se con modalità
diverse), sia uno strumento per
avvicinare e unire l’essere umano all’Universo. Le emozioni dell’Arte iniziano con il godimento pieno dei sensi che la
ricevono, e passano attraverso tutto l’essere fino ad arrivare alla mente, della quale alterano
struttura e forme. Poiché tutto inizia come esperienza sensoriale, penso che
ognuno di noi prediliga le forme d’arte legate al senso che ama di più. Personalmente, tra i cinque sensi amo in
particolare l’olfatto e la vista. Di conseguenza prediligo l’Arte della Natura
con i suoi profumi e i suoi colori e tutte le forme di arte visiva: pittura,
scultura, fotografia, cinema e una scrittura che evochi associazioni sinestetiche: accade soprattutto
nella Poesia, ma anche in certa Prosa…
9. Quali sono i tuoi rituali prima di metterti a scrivere?
Ascolti, ad esempio, musica o hai bisogno del silenzio?
Silenzio,
silenzio. Apprezzo la buona musica e mi
è capitato di ricevere l’ispirazione per un personaggio o una storia
dall’ascolto di un brano o di una canzone. Ma la fase successiva, quella della
stesura, deve avvenire nel silenzio. Che poi il vero silenzio è anch’esso pieno
di musica…non è nient’altro che la possibilità, sempre più rara, di ascoltare
la musica della Natura.
10. Scrivi solo
prosa o anche poesie?
Beh,
poiché nutro un grande rispetto per i poeti di cui sopra, faccio fatica a
definire “poesie” i miei componimenti.
Comunque sì, ne ho scritte molte di queste “pseudopoesie”: in genere non sono niente altro che delle storie,
microracconti che sgorgano spontaneamente e sintatticamente più liberi dei
racconti in prosa. E questa non è Poesia…
11. Hai viaggiato molto e so che hai vissuto anche in Cina.
Cosa ti ha portato ad Oriente?
Cara
Lena, io vado per i cinquanta…tutti quelli della mia generazione, da
giovani, hanno desiderato andare in
Oriente! Io poi, imbevuta fino al midollo delle atmosfere e dei concetti
hessiani, non potevo che scegliere la facoltà di Lingue Orientali
all’Università. Scherzi a parte, ho sempre nutrito una certa insofferenza verso
il dualismo (tra corpo e anima, tra scienza e filosofia, tra energia e
materia…) che permea la cultura occidentale, dominata dal pensiero greco
classico e dalla concezione cattolica del mondo. Mi sono sentita più attratta
dal pensiero orientale e da quello occidentale presocratico, che ricercano
l’interazione degli opposti e l’interconnessione di tutte le cose.
Perché
ho scelto di studiare la lingua cinese
invece di quella hindi o giapponese… è stato a causa di un sogno. L’avevo detto no, che le decisioni più
importanti…?
12. Dove si possono
acquistare i tuoi libri? Hai un prossimo libro in cantiere?
I
primi due si possono acquistare sui siti delle case editrici.
Per
“Io e i miei piedi” (ed. Graphofeel) :
Per
“Algoritmi di capodanno”(ed.ARPANet)
ma è disponibile anche
come e-book nei principali e-store
“Malditerra” si può
acquistare in cartaceo a questo link: http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=785259
oppure
come e-book: http://www.amazon.it/MALdiTERRA-ebook/dp/B00AP7Q8Z4
Per scaramanzia, non parlo
del libro che sto ultimando e la cui stesura mi sta impegnando da anni. Magari
faremo un’altra intervista tutta dedicata a lui, quando sarà…
Come di consueto, ad ogni mia
intervista, chiedo all’autore di condividere tre foto a cui è particolarmente
caro e di scrivere una breve didascalia che ne riassuma l’essenza.
Stella Stollo ha scelto queste:
1. "Ero giunto a quel livello di emozione
dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti e i sentimenti
appassionati. Uscendo da Santa Croce, ebbi un battito del cuore..."(Marie
Henri Beyle, detto Stendhal) La sindrome di Stendal è chiamata anche Sindrome
di Firenze!
2. "Se in
quel momento sei lì, non distratto da altre cose, pronto ad accorgerti della
miracolosa bellezza di quell'effimera vita, ricevi in dono un puro momento di
commozione. Un breve istante di estasi in cui però è racchiuso il senso
dell'esistenza di tutte le cose:" (da "Algoritmi di capodanno")
3. Queste sono
Adelina e Wendy.
"L'intelligenza è negata agli animali solo da coloro che ne possiedono assai poca" (A. Schopenhauer)
"L'intelligenza è negata agli animali solo da coloro che ne possiedono assai poca" (A. Schopenhauer)
Grazie Stella per la
tua gentilezza
Grazie di cuore a
te, Lena, e ai tuoi lettori. E' stato un piacere immenso per me...
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