Tra i tanti libri letti questa Estate, uno che mi è rimasto particolarmente nel cuore è stato "India mon amour".
Questo libro parla del viaggio che fa Lapierre negli anni '70 a Nuova Delhi con l'obiettivo di ricostruire le vicende dell'indipendenza indiana. Si mette al volante di una vecchia Rolls-Royce e in più di sei mesi percorre più di ventimila chilometri, raccogliendo testimonianze e documenti unici.
E' un viaggio nel cuore dell'India, è l'inizio di una lunga storia d'amore con questo affascinante paese.
Dopo scriverà, uno dei miei libri preferiti, "La città della gioia": alla periferia di Calcutta si estende il sobborgo chiamato "Città della gioia", il quartiere dei diseredati, degli accattoni e dei lebbrosi, degli intoccabili. In questo mondo ai confini dell'umanità agiscono pochi generosi volontari, tra i quali un giovane chirurgo americano in crisi di identità. Un romanzo che ha imposto per la prima volta all'attenzione del mondo una situazione agghiacciante. Un altro libro che leggerò di Lapierre sarà "Mezzanotte e cinque a Bhopal" che racconta della vicenda della Union Carbide, la multinazionale che produce un potente insetticida, decide di impiantare una grande fabbrica nel cuore dell'India, nella splendida Bhopal, ma il 2 dicembre 1984 la fabbrica esplode causando la morte di migliaia di persone.
India mon amour è un canto d'amore, è un resoconto di fatti ed emozioni, è l'incontro con Madre Tersa, è l'aiuto dei più disagiati, dei lebbrosi, è la Storia che evolve e ritorna, è la descrizione dei paesaggi e dei personaggi, è l'incontro delle culture.
E proprio con riguardo a ciò, e dato che una delle mie feste preferite è il Natale, scelgo questa citazione, da trattenere in questo mio altrove. [In realtà, avrei voluto riportarne decine]
"Di tutte le feste religiose, nessuna suscita in me la stessa commozione di quella che celebra la nascita di Gesù Cristo. Rispetto alle altre comunità, la comunità cristiana di Calcutta è costituita da un piccolissimo numero di fedeli. Ma non sono i meno ferventi. E comunque, a Calcutta, le celebrazioni religiose riguardano tutti. Qualche giorno prima di Natale, gli autisti indù e musulmani degli autobus sono tutti impegnati a decorare i loro veicoli di ghirlande di garofani gialli. Le strade dei quartieri commerciali si illuminano di lampadine multicolori e di striscioni.
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I preparativi non sono meno effervescenti nei quartieri poveri, soprattutto nelle zone dove vivono i cristiani. Le famiglie hanno ridipinto le loro abitazioni e disegnati davanti alle porte i rangoli, le belle composizioni multicolori che decorano la soglia di tante case indiane.
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questo è il fiore che ho sempre disegnato da piccolina, conservo ancora i fogli e lo disegno tuttora, anche senza porre attenzione, i cosiddetti "disegni ricorrenti". La foto è presa da qui. |
Alle finestre e lungo i tetti ardono decide di bastoncini d'incenso e di candele. Ma per i pochi cristiani di quell'universo prevalentemente popolato da indù e musulmani, il simbolo più bello della festa natalizia è la stella luminosa in cima a una canna di bambù posta sul tetto. Una stella che avrebbe rallegrato il cuore del vecchio Mahatma Gandhi, perchè erano stati gli indù e i musulmani che avevano avuto l'idea di issare un simbolo di speranza nel cielo di quel quartiere sventurato. come per dire ai suoi abitanti: "Non abbiate più paura. Non siete soli. Perchè questa notte in cui nascerà il dio dei cristiani, tra noi ci sarà un salvatore.
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A Calcutta è mezzanotte, la notte di Natale. Da un capo all'altro dell'immensa città oppressa da tante sventure, sale da mille voci il canto trionfale pieno di speranza: "E' nato il bambino divino!"
Questo piccolo passo mi fa capire che l'India è perpetuo stupore. Un mix di popoli e culture, dove ognuno è accolto per quello che è.
E come disse Gandhi nel lontano 1947: "Calcutta ha in mano le chiavi della pace di tutta l'India. [...] Fate che un giorno Calcutta sia l'orgoglio del cielo".
Titolo originale: Inde ma bien-aimée
Citazione iniziale: "Tutto ciò che non viene donato va perduto" Proverbio indiano risalente a Tagore
Dedica: A James, Gaston, Francois, Gopa, Kamruddin, Papu, Sabitri, Sukeshi, Wohab, e a tutte le luci del mondo che ho avuto lk'onore di avere a fianco nella lotta contro la fame in India e che mi hanno dato tanto.
Ultima parola: beneficiari
Autore: Dominique Lapierre
Editore: Il Saggiatore
Traduttore: Klersy Imberciadori E.
Pagine: 200
Prezzo: 10 €
Puoi acquistarlo qui
Se la lettura ci scuote l'anima, allora approfitto per condividere un messaggio importante.
Alla fine del libro ci sono tutti gli estremi per aiutare Dominique Lapierre e sua moglie Dominique nel loro impegno per i bambini lebbrosi di Calcutta. Alle scuole superiori la mia classe partecipò a dare un piccolo contributo. E ora questo si ripete con grande gioia.
Se ognuno di noi mettesse mano al suo cuore, tutti potremmo fare qualcosa in merito.
ASSOCIAZIONE PER I BAMBINI DEI LEBBROSI DI CALCUTTA PER LA FONDAZIONE DOMINIQUE LAPIERRE ONLUS
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Va bene anche un piccolissimo contributo, ricordate che
"Tutto ciò che non viene donato va perduto"
Complimenti per questo blog che è davvero ben fatto,credo che ci passerò più spesso.E grazie per questa recensione,è un libro che leggerò sicuramente :)
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