
Gli autori giapponesi hanno una caratteristica che li accomuna: riescono a raccontare le ombre e le paure dell'animo umano con una naturalezza, limpida, trasparente che a noi occidentali ci riesce difficile, tant'è che la raccontiamo sempre in maniera contorta, sottraendoci a volerla svelare nei particolari, né ci addentriamo più di tanto in profondità. Come ho notato anche in Murakami, gli scrittori del Sol Levante, hanno una certa dimestichezza a parlare di morte e tristezza, perché le accettano come faccia di una stessa medaglia. Sia ne "La voce delle onde" che "Neve a Primavera" ( letto in ebook, ma vorrei comprarlo e rileggerlo su carta) sono libri intrisi di malinconia, una malinconia velata nel primo e che si fa dirompente ed intensa nel secondo fino a dissolversi nella tristezza.
In particolare, "La voce delle onde" è di una poeticità disarmante, le descrizioni dei paesaggi non sono finalizzate a una semplice esposizione degli elementi che vi ricorrono, ma Mishima ce li fa proprio vivere in prima persona...sfoglio le pagine, rileggo qualche frase e la brezza marina mi accarezza le gote... Lo scenario che questo scrittore ci ha donato è, a mio avviso, stupefacente: la vita di un villaggio di pescatori giapponesi densa di fatica e sacrifici, di uscite con il mare in tempesta, la pesca delle perle, la quotidianità semplice e spontanea. In tutto questo si inserisce la storia d'amore dei due giovani protagonisti, Shinji e Hatsue, e i loro incontri su al Tempio di Yashiro, che dall'alto del monte domina l'isola del canto, come la chiamano i suoi abitanti.
Ho amato questo libro ❤
Credo proprio che valga (almeno) una rilettura...
totalmente d'accordo... uno dei libri che amo di più da sempre, letto più di 20 anni fa...
RispondiEliminaHo amato questo libro e vorrei tanto approfondire questo autore. Spero di leggere altro di suo quest'anno!
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