
Un romanzo metafisico, irreale e a tratti anche comico, la famiglia di
Salabelle è una famiglia folle, bislacca, ipocondriaca, ossessionata da
orologi, libretti, fasi grige e sonnolenza. La prima malattia scrupolosamente
documentata è denominata "Periodo del tempo veloce" e consiste nella
circostanza che il tempo del padre è più veloce di quello dei suoi familiari.
Seguono tante altre paranoie, alle quali la famiglia cerca di dare un senso e una soluzione: la
"perdita di periodi", la "fuoriuscita di tempo", "il
«male della dimenticanza", il "sonno nero" ed altre. Tutti
questi espedienti narrativi faranno comprendere al lettore che questa evidente
stranezza è solo frutto di un bisogno non manifestato di dialogare il proprio
malessere esistenziale (Salabelle ci racconta bene il suo tempo, gli
anni Ottanta).
Non è quindi un caso che in epigrafe vi sia una frase tratta da La coscienza di Zeno di Italo Svevo: “quella malattia mi procurò il secondo dei miei disturbi: lo sforzo di liberarmi dal primo”
Non è quindi un caso che in epigrafe vi sia una frase tratta da La coscienza di Zeno di Italo Svevo: “quella malattia mi procurò il secondo dei miei disturbi: lo sforzo di liberarmi dal primo”
Nella scrittura salabbelliana, la
linea di confine tra il mondo dei significanti e quello dei significati è
labile, si confonde, cioè l'allusivo e l'ovvietà sono raccontati con trasparente chiarezza, tanto che non è possibile distinguerli, le metafore e le analogie sono esse stesse significati, pertanto l'irreale e il reale si intrecciano con maestria.
L'ironia dell'autore mi ha irretita,
perchè mai banale nè accentuata, ma portatrice di riflessioni, infatti ho percepito,
in queste righe che potrebbero sembrare, ad una prima impressione,
semplicemente fantasiose, una velata quanto spietata sensazione di cruda
realtà: il tempo che scorre inesorabile e che mostra tutti i difetti (ma anche i pregi, perchè no) dell'animo
umano, a partire dalla prima organizzazione sociale alla quale apparteniamo
tutti sin dalla nascita: la famiglia.
"La famiglia che perse
tempo" è il primo romanzo che Salabelle ha scritto, alla fine degli anni
Ottanta, fino ad oggi rimasto inedito, forse il più caratteristico della sua
fantasia, è un romanzo ambizioso, dai profondi risvolti psicologici, che riesce
a mantenere tale intenzione dalla prima all'ultima pagina, a mio avviso, mascherandosi di comicità per attutire lo struggimento. Salabelle ha infatti
un modo di narrare unico, che per certi versi mi ricorda Italo Calvino, per
l'originalità e il talento, e per altri, Franz Kafka, per la capacità di narrare la
metamorfosi dell'interiorità umana e la capacità di far percepire al lettore la
sensazione di indeterminatezza tipica di un evento surreale.
Un altro parallelo che questa lettura mi ha ispirato è il collegamento con un'opera che mi ha sempre affascinata: "La persistenza della memoria" di Salvador Dalì, nella quale il pittore con i suoi orologi molli, quasi liquefatti, fluidi, evidenzia la relatività e la flessibiltà del tempo, allo stesso modo Salabelle ci porta in un tempo e in uno spazio fuori dal comune, così come l'orologio rigido raffigurato da Dalì indica l'attività della mente vigile e lucida, e quelli fluidi descrivono lo stato della memoria quando è confusa, così disorientata sembra essere la famiglia di Salabelle nel vortice delle sue paranoie e preoccupazioni, nelle quali tutti possono immedesimarsi.
Ho letto questo libro con voracità e
ho amato ogni personaggio, è stato come avventurarmi in un sogno dove tempo esterno e tempo interiore sono stati i veri protagonisti della scena, i membri della famiglia Grendy di Salabelle dettano i ritmi del tempo attraverso la propria evoluzione individuale di cui l'aspetto psicologico è messo in primo piano, e ad un'attenta lettura si percepisce come il tempo, con l'avanzare del progresso socio-economico, si sia "inquinato", di stress, di incomunicabilità, di perdita di valori e di conseguenza il microcosmo famiglia e, di riflesso, il macrocosmo società, si ammalano, si tormentano, si disperdono trincerandosi dietro i propri spettri ed allucinazioni.
Mi è dispiaciuto terminare il libro, avrei voluto non finisse mai.
Bellissimo.
Mi è dispiaciuto terminare il libro, avrei voluto non finisse mai.
Bellissimo.
Pillole biografiche
Maurizio Salabelle (1959-2003) nasce a
Cagliari nel 1959. All'età di sei anni si trasferisce in Toscana con la
famiglia. Si laurea in Lettere all'Università di Firenze con una tesi di storia
moderna.
La lettura e la scrittura sono state
da sempre la sua grande passione. Ha
vissuto in Toscana, dove insegnava. Ha collaborato con bellissimi pezzi alla
rivista «Il Semplice». Ha pubblicato Un assistente inaffidabile (Bollati
Boringhieri, 1992), Il mio unico amico (Bollati Boringhieri, 1994), Il caso del
contabile (Garzanti, 1999), L’altro inquilino (Casagrande, 2002), Il maestro
Atomi (Comix, 2004).
ho avuto la tua stessa sensazione: avrei voluto che la lettura di questo libro non finisse mai; sto recuperando la lettura anche degli altri romanzi di Salabelle, un autore ingiustamente ignorato.
RispondiEliminaCiao, pure io vorrei leggere altri libri di Salabelle!
EliminaGrazie per avermi scritto.