
L'autore rivitalizza il senso della fiaba, intesa come rappresentazione delle strutture profonde dell’Universo, come narrazione allegorica delle attività fondamentali dell’uomo, la caccia e l’agricoltura innanzitutto. In particolare, in quest’opera ormai classica – edita per la prima volta da Rusconi nel 1989 – Sermonti propone un’esegesi chimica (alchemica) di alcune delle fiabe più famose, da Biancaneve a Cappuccetto Rosso, a Cenerentola, e ne svela i significati perduti collegati all’estrazione e lavorazione dei metalli.
Una lettura devo dire per me insolita, originale, particolare nel suo genere e senza dubbio ne sono rimasta entusiasta: scoprire gli archetipi così ben trattati dall'autore, che ne coglie le sfumature con dovizia di particolari, i nessi tra gli elementi e il linguaggio, tra l'alchimia e le storie, come se la trasmutabilità dei metalli, e tutte le varie fasi del processo alchemico, tenessero per mano le fiabe, in un connubio che non ho avvertito come forzato, ma assolutamente plausibile, e proprio per questo affascinante perchè reale, infatti l'autore ha compreso che esiste un legame tra le leggi della Natura e il bisogno dell'uomo di narrare, la storia umana, attraverso la fiaba e le origini dei miti. Quali collegamenti ha Biancaneve con l'argento? E Cappuccetto Rosso e il mercurio?
E che nessi ci sono tra Cenerentola e Proserpina?
Come scrive nella Presentazione, Elémire Zolla riunendo i fili di miti e simboli appartenenti a varie culture, Sermonti ricerca nelle fiabe «le tre interpretazioni, la lunare, la chimica o alchemica, e la botanica, [che] si sovrappongono e compenetrano, perchè i sempre uguali archetipi della metamorfosi si esprimono via via come luna nera, cava e piena; come pietra grezza, opera chimica e fulgore liberato; come seme, pianta crescente, fiore».
"Alchimia della fiaba" di Giuseppe Sermonti è un viaggio avvincente che vi travolgerà e vi farà appassionare al legame tra la chimica e la sapiente arte dell'alchimia con il mondo della fiaba, che prende vita dalla saggezza popolare e perde le sue origini nella notte dei tempi.
Pillole biografiche
Giuseppe Sermonti (Roma, 1925), genetista dal 1950 presso l’Istituto Superiore di Sanità in Roma, ha fondato la genetica dei microrganismi produttori di antibiotici e ha presieduto la International Commission for Genetics of Industrial Microorganisms.
Nel 1964 ha vinto una cattedra di Genetica e nel 1970-71 ha presieduto l’Associazione Genetica Italiana. Nel 1980 è stato eletto alla vicepresidenza del XIV Congresso Internazionale di Genetica a Mosca ed è stato chiamato alla direzione della «Rivista di Biologia» (fondata nel 1919). In quel periodo ha inizio la sua critica allo Scientismo e all’Evoluzionismo darwiniano, che lo ha isolato dall’establishment accademico. Nel 1982 l’Accademia Pontificia lo ha invitato a partecipare a un gruppo di lavoro sull’Evoluzione dei Primati. Nel 1986 è stato tra i fondatori, a Osaka, del gruppo degli Strutturalisti dinamici, di cui la «Rivista di Biologia» era l’organo. Alla ricerca dei significati non utilitaristi della scienza, Sermonti ha indagato e scoperto leggi naturali e tecnico-chimiche nelle fiabe del focolare. Ha scritto e rappresentato drammi sui protagonisti della scienza. Nel 2004 ha ricevuto il Premio per la Cultura della Vicepresidenza del Consiglio per le sue ricerche e critiche scientifiche.
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