"Appartenere a un luogo
è appartenere a se stessi"
Accade, a volte, che certi libri siano un susseguirsi continuo di coincidenze agli occhi del lettore, che incredulo rivive pezzi della propria vita nella storia che sta leggendo.
È accaduto a me con "Il rifugio delle ginestre" di Elisabetta Bricca (Garzanti) dove mi è sembrato di rivivere, appunto, momenti della mia infanzia e adolescenza trascorsi nella Natura, selvaggia e benevola, in compagnia della mia amata nonna paterna, ma con mia grande sorpresa ho condiviso anche certi particolari della mia vita attuale.
Una lettura particolare, come non mi accadeva da tempo, di quelle che ti mettono davanti alle tue perplessità e alle tue consapevolezze. Pagine che mi hanno fatto sentire a casa.
L'animo non può che esserne grato e riconoscente.
La vera protagonista del romanzo è la Natura che lenisce le ferite e fa rifiorire gli animi, secondo quell'antica saggezza che certe donne sono riuscite ad apprendere e a tramandare, attraverso rituali, ricette, storie raccontate a voce.
Tra queste pagine incontrerete Sveva e le donne importanti che hanno contraddistinto la sua vita: la mamma Ljuba, la sorella Sasha, Malvina la nonna adottiva, la magica Za Romana, la nonna paterna Giacinta, tutte loro le hanno permesso di conoscere qualcosa in più su se stessa, nel bene e nel male.
La storia che la Bricca ci racconta, con uno stile impeccabile e senza aloni, è una storia di rinascita, quella di Sveva, una giovane donna all'apparenza forte, ma dall'animo fragile, in cerca del padre che non ha mai potuto conoscere, una ricerca che è un percorso di crescita: la ragazza imparerà ad avere fiducia in se stessa e nei propri desideri, farà scelte rivoluzionarie, si scontrerà con i propri limiti, le proprie paure e debolezze.
A fare da scenario a questo percorso di risalita, sono i meravigliosi paesaggi dell'Umbria, con i suoi casolari, i campi di lavanda, ginestre e girasoli e la Calabria, in particolare Tropea con il suo verdemare incantevole impreziosito di sfumature indaco, le trecce di peperoncini e le ceramiche colorate e tutta la magia che il Sud sa donare a mani aperte. Sembra quasi che la scrittrice abbia il potere di farci avvertire i sapori di certi cibi soltanto attraverso l'incantesimo della parola scritta: sentirete sulla punta della lingua l'audace piccantezza dei peperoncini, l'amabile dolcezza delle torte al testo di Malvina, la vivacità del caffè che stuzzica le narici e continuerete a deliziarvi fino all'ultima riga.
Tutto è scritto nei minimi dettagli, senza però essere ridondante, anzi ogni particolare è una gemma che va ad impreziosire il racconto che io ho trovato di una bellezza indescrivibile. Quasi non trovo le parole: è davvero raro che io legga libri di scrittrici italiane e trovare l'intera vicenda originale, senza forzature, ma scritta con enorme spontaneità, quasi come se la storia di Sveva fosse stata custodita dalla scrittrice per molto tempo, prima di venire alla luce con una certa forza. E' una storia armoniosa, si legge con immenso piacere, il livello di attenzione e curiosità è sempre altissimo, perchè la scrittrice ha ben dosato, a mio avviso, tutti gli ingredienti arrivando ad una ricetta perfetta. E' una storia densa di mistero, dove il passato gioca un ruolo fondamentale, come nella vita di ognuno di noi, perchè solo affrontandolo si può trovare il sentiero giusto, il passato è il tempo dei bei ricordi ormai vissuti, ma pure il tempo delle cose non dette, dei rimpianti, degli abbracci mancati, e Sveva questo lo sa bene. Si racconta anche l'amore, inteso come relazione, ma in maniera quasi secondaria senza far perdere alla protagonista il proprio obiettivo, ovvero la ri-conquista di se stessa, l'affermazione della sua libertà di scelta rispetto ai condizionamenti sociali, quindi l'elemento sentimentale non va a ridicolizzare la vicenda, ma ad esaltarla, e questo è davvero raro trovarlo in romanzi contemporanei che ci raccontano del femminile e del potere delle donne di mutare il corso degli eventi, la Bricca ci dimostra che l'amore è il motore di tutto senza però essere melenso e fine a se stesso, ma portatore di un'evoluzione e lo racconta in maniera dirompente, non solo l'amore di coppia, ma anche quello per famiglia, che è molto tenace in queste righe e capace di superare qualsiasi ostacolo; c'è poi una marcata attenzione al folklore e alle tradizioni popolari, che io ho trovato essere il punto centrale e di successo del romanzo, quell'ingrediente segreto capace di accordarsi in maniera sublime con tutti gli altri. L'amore per la terra e la Natura è un odore persistente, lo si avverte in queste pagine e lo si evince dal significato della ginestra che vuol dire appunto la forza delle radici e delle origini, ma anche l'umiltà e lo splendore.
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