«Stanotte ho saputo che c’eri: una goccia di vita scappata dal nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d’un tratto, in quel buio, s’è acceso un lampo di certezza: sì, c’eri. Esistevi. Mi si è fermato il cuore»
Così comincia il primo libro letto nel 2019, un libro meraviglioso e toccante al contempo, dove ogni parola scritta non è muta, ma ricolma di voci in grado di parlare all'orecchio... arrivando fin dentro l'anima.
Come sempre, la Fallaci apre lo spazio a dubbi e interrogativi su un tema assai delicato, un tema che riguarda le donne e la scelta della maternità o della non maternità, pagine ricche di riflessioni ma anche di emozioni profonde indicibili a parole, che la Fallaci ha saputo raccontare, togliendo l'aborto dal limbo dei tabù.
Pagine che sono un canto disperato e colmo d'amore, un monologo drammatico di una donna che vive la maternità come un atto responsabile, ponendosi interrogativi legittimi e non sottoponibili a giudizio.
La protagonista è una donna di oggi, contemporanea anche se il libro è stato pubblicato nel 1975 e chiaramente fece scalpore all'epoca.
I temi affrontanti sono molteplici: la maternità, la famiglia, l'amore, l'aborto, i diritti delle donne, la fede, la libertà.
E' la storia di una donna senza nome, senza età e senza volto, così ha preferito la scrittrice, in modo che ogni donna potesse identificarsi. Le domande che la protagonista si pone, sin dal momento del concepimento, riguardano la legittimità e l'accettazione della nascita da parte del bambino in un mondo violento e privo di onestà. La Fallaci utilizza come espediente, per far nascere profonde riflessioni in chi legge, un finto processo, dai contorni onirici eppure non privo di sensazioni tangibili. Qui, alla creatura che le vive in grembo, un bambino la donna lo sa per certo perchè lo "sente", vive in lei, verrà concesso il diritto di scegliere se nascere o meno, alla presenza di sette giurati, tra i quali il medico, la dottoressa, il datore di lavoro, l'uomo con cui ha concepito il suo bambino e i genitori della donna, si arriva così, in un crescendo di accuse e discolpe, alla sentenza che prevede la condanna della donna. Senza alcuna possibilità di appello.
La penna della Fallaci è riuscita a ben cogliere e descrivere le emozioni, senza inutili sentimentalismi, arrivando all'essenza delle cose e cioè che il dolore dell'anima non viene mai veramente capito.
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