"Oggi anche noi adulti contiamo le stelle che stanno sotto.
Guardando Sarajevo dai punti dominanti, si notano frequenti brandelli bianchi, sembrano delle pecore che pascolano. Per chi non sa, potrebbe essere anche un paesaggio pastorale. Il bianco delle lapidi abbaglia lo sguardo".
"Le stelle che stanno giù" di Azra Nuhefendić (Edizioni Spartaco) sono diciotto cronache, in gran parte inedite, per raccontare la rabbia e l'orrore, per narrare la guerra in Jugoslavia.
Azra Nuhefendić, una delle più autorevoli giornaliste bosniache, attraverso la sua scrittura empatica, emoziona il lettore sin dalle prime pagine, coinvolgendolo in prima persona, incuriosendolo grazie a quel taglio giornalistico che caratterizza lo stile dell'autrice, mantenendo sempre molto alta l'attenzione, senza perdersi in retorica, anzi mescolando l'esperienza personale alla Storia ufficiale. Ne vengono fuori diciotto formidabili reportage, che narrano pezzi di vita di un Paese scomparso (la Jugoslavia) e di un Paese che presto potrebbe scomparire (la Bosnia Erzegovina).
Centoquarantuno pagine che scivolano via in fretta e si sedimentano dentro, perchè ci sono cose che non si può far finta di non sapere. La tragedia che negli Anni Novanta ha visto come protagonista quest'area geografica è qui rivissuta in maniera profonda, diretta e sensibile.
La sorella di Azra Nuhefendić, da bambina, attraverso le finestre della casa dei nonni, s'incantava a guardare le luci della città che sembravano stelle cadute dal cielo. Oggi il paesaggio che offre Sarajevo è diverso, segnato, corrotto dalla guerra che ha cancellato lo Stato della Jugoslavia.
Questo libro, prezioso e necessario, è una sorta di viaggio che vuole ripercorrere il periodo dell'assedio, superando pregiudizi e stereotipi e la Nuhefendić ci porta in dono pagine capaci di raccontare uno dei più sanguinosi periodi della nostra Storia recente, da parte di chi la guerra se la porta sulla pelle.
Pillole biografiche
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foto da google qui |
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