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Il senso delle cose abbandonate, e tutto il sostrato culturale che l'accompagna, affiora non solo dai documenti storici e antropologici, quindi dalle fonti d'archivio ufficiali, ma a mio avviso anche dalla narrativa.
Mario Ferraguti con "Dove il vento si ferma a mangiare le pere" (Diabasis Edizioni) ci conduce per mano alla scoperta di luoghi, detti e riti antichi; alla maniera dei cantastorie ci racconta di luoghi abbandonati carichi di magia e superstizione fino a rivelarci l'essenza del territorio da lui preso in considerazione, l'Appenino tosco-emiliano. Sono pagine che mettono in contatto diretto con la natura e con la magia, con certi luoghi silenziosi capaci di dare ristoro all'anima.
Leggere queste pagine è stato come fare un viaggio per i posti descritti dall'autore, sentirsi partecipi con lui di una ricerca importante, come si evince dal sottotitolo del libro "Viaggio sull'Appenino alla ricerca del folletto". La scrittura è a tratti poetica, attenta, fluida, si evince la passione per gli argomenti trattati.
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Appenino tosco-emiliano PH da MountCity qui |
Gli spiriti della natura, fate e folletti in primis, fanno parte della tradizione popolare (anche) italiana e l'autore in queste pagine ci conduce proprio alla ricerca di questi esseri, indagando nella cultura e nel folklore di una popolazione restia a pronunciare certi nomi o ricordare certi episodi. Tutto è raccontato sottovoce.
Questo è un libro di storie, di quei racconti che si ascoltano dai vecchi di paese, magari accanto a un fuoco nelle notti di luna piena, è un libro che ho apprezzato molto perchè dona quel senso dei luoghi oramai dimenticati, di quei posti intrisi di leggende che la modernità vuole dimenticare.
L'autore ci mette in contatto con i racconti della tradizione orale, e così il protagonista comincia a interrogare gli abitanti circa un folletto che entra di notte nelle stalle e fa le trecce alla coda delle mucche.
Si tratta di un romanzo che ha le sue radici nella tradizione e nei sistemi di protezione magica atavici appartenenti a numerose culture, pensiamo a quella dei nativi americani e al celeberrimo "Sud e Magia" di Ernesto De Martino.
Ferraguti però ci avverte che "sembra incredibile ma tutto questo è successo davvero sul'Appenino tra L'Emilia e la Toscana, in un paese a sessanta chilometri dalla città, tra la pianura e il mare...
"Giacomo mi stava raccontando che aveva visto il folletto, diceva che era rosso, con la coda, una zampa come quella dell'asino e alto come un gallo; mi indicava il punto preciso in cui l'aveva sorpreso nella stalla, lo descriveva con estrema naturalezza, così come si parla di un essere reale e a me è scappato un sorriso come per dire: crede nei folletti; il sorriso di una cultura che ha già distinto quello che esiste e quello che non esiste. A poco a poco però, mentre Giacomo continuava a raccontare, mi rendevo conto che la descrizione del folletto era la stessa che lui aveva sentito da suo padre e suo padre da suo nonno, indietro nei secoli e nelle generazioni fino al Settecento, al Medioevo e forse alle prime popolazioni che abitavano l'Appenino. Allora il mio sorriso si è tramutato in una smorfia di stupore perchè, all'improvviso, ho capito di non aver di fronte solo Giacomo, un anziano signore di Bosco di Corniglio dalla voce tremante, ma il depositario di una mitologia antichissima che viveva e si diffondeva attraverso la parola."
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foto da QUI |
L’autore, Mario Ferraguti, nato a Parma, ha partecipato a diversi progetti volti alla valorizzazione della cultura popolare dell’Appennino emiliano, specie delle tradizioni favolistiche orali, oggetto di ricerche anche in altri suoi lavori.
L'autore, dopo una ricerca durata diversi anni pubblica "La magia dei folletti nell'Appenino Parmense e in Lunigiana"; insieme alla regista Simonetta Rossi realizza nel 2007, il film "Folletti Streghe Magie, il lungo viaggio nella tradizione dell'Appenino.
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