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ph lalocandadeilibri |
Sono questi i personaggi descritti in "Petali" di Guadalupe Nettel (trad. Federica Niola, LNF), racconti molto intriganti ed originali.
La scrittrice messicana, classe 1973, ricama storie di anomala bellezza perchè riesce a cogliere particolari intimi della vita delle persone e ce li presenta con una delicatezza che è insieme profondità disarmante, trasformando anche gli argomenti più grotteschi o spinosi in qualcosa che merita di essere guardato e considerato. Come sembra suggerirci l’autrice, è proprio in questa zona grigia, al confine tra l’armonia e la deformità, che risiede la vera bellezza.
E' lì che la Nettel pone luce, ed è lì che il lettore si sofferma, talvolta con una morsa che stringe lo stomaco, un nodo in gola e un pò di rossore sul viso per l'imbarazzo.
La scrittrice pone l'accento su quei dettagli singolari, sulle anomalie che la maggior parte del mondo fa finta di non vedere, che hanno la capacità di rendere uniche le persone, le loro esperienze di vita e, di conseguenza, le loro emozioni. Sono storie scomode e per questo insolite.
Leggere queste pagine è stato come gettare lo sguardo su una crepa e vederci la vita, qualcosa che non può essere perfetto, ma che va bene così come il Destino ce l'ha posta in dote.
"Petali" di Guadalupe Nettel è un elogio al disincanto, alla purezza delle cose, alla insolita difformità dal consueto, eppure la scrittrice non viene a raccontarci di storie desolate nel tentativo pietoso di curare le ferite dei protagonisti: lei ci regala la bellezza pura delle cose così come esse sono, ed è per questo che sono racconti scomodi, sono storie non scontate dal lieto fine.
Con una scrittura asciutta e lineare, ogni racconto è stato scritto con parole ruvide e persistenti, con la chiara intenzione di rimanere a lungo nei ricordi di chi li leggerà.
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ph lalocandadeilibri |
Più guardavo i cactus, più li capivo. Di sicuro si sentivano soli in quella grande serra, incapaci di comunicare tra loro. I cactus erano gli outsider della serra, outsider che non condividevano altro se non il fatto di essere tali e, quindi, di stare sulla difensiva. “Se fossi nato pianta,” riconobbi tra me e me “sarei appartenuto senz’altro a questo genere.”
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