In queste pagine è una voce che ci guida, ci ipnotizza e ci narra la storia di un uomo, Germán Alcántara Carnero detto il Gringo e degli uomini e delle donne che gli sono stati vicini.
Siamo nella brulla meseta, un luogo arido e selvaggio dove solitudine e violenza, colpa e redenzione sono l'unica scala di valori che dà senso all'esistenza.
Sono pagine intense, per cuori selvaggi, per lettori che non si accontentano.
L'autore attraverso i nodi principali dell'esistenza del protagonista, ce ne descrive le gesta, sin dal momento del concepimento "alla nostra storia interessano soltanto le fratture che guidano, ostacolano o deviano le linee di una vita".
"Cielo arido" è una storia feroce, dal linguaggio rude, un viaggio nell'animo umano, vieni irretito dalla grande potenza della letteratura e, seppur a volte abbia trovato qualche ripetizione che mi ha rallentanto il ritmo, devo ammettere che una volta letto il libro, non si può più essere la stessa persona di prima.
Avevo proprio bisogno di un libro così tosto.
Stupendo, leggetelo.
"Non immagina che un uomo può andarsene da un posto, ma non può andarsene da una storia, non sa ancora, non lo scoprirà prima che siano trascorsi molti anni, che un uomo può andarsene dalla propria vita, ma non può sfuggire alla propria ombra".
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