
Uno dei libri più belli letti nell'ultimo periodo (e nella mia vita) è "Scrivere con l'inchiostro bianco" della geniale e bravissima Maria Rosa Cutrufelli, narratrice e saggista.
Questo piccolo prezioso volume di neppure 160 pagine è uno scrigno di parole e di saperi.
Ma andiamo con ordine.
Perché questo titolo? A cosa si riferisce l'inchiostro bianco?
La Cutrufelli rende omaggio alla scrittrice Hélène Cixous, e alla sua opera “Il riso della Medusa”, infatti come sottolinea la Cutrufelli "Hélène Cixous sostiene di volere una scrittura nuova – insorta – che si riappropri del corpo censurato delle donne, è possibile, dice, perché le donne scrivono con l’inchiostro bianco, cioè con la memoria del latte materno. Nella parola come nella scrittura femminile non cessa mai di risuonare la prima musica, la prima voce d’amore che ogni donna custodisce viva…”.
Ho amato visceralmente questo libro perché non si sofferma solo sulla scrittura, ma attraverso questa forma d'arte, intima e catartica, indaga la condizione, se così vogliamo definirla, della donna attraverso i miti come Demetra e Persefone, attraverso l'antica e sempre attuale Antigone e ci parla anche di sesso, genere e razza, di scritture del sé, l'autrice si e ci interroga su domande antiche: perché si scrive? esiste una scrittura femminile? E quindi, l'appartenenza a un genere sessuale influenza sulla parola scritta e sull'arte del racconto? L'autrice dà le sue risposte attraverso riflessioni e confronti con scrittori e critici e lo fa senza intavolare ideologie e militanze, ma mette in campo l'autobiografia e l'esperienza partendo proprio dalla vita vissuta fino ai miti fondativi della nostra cultura.
Lo fa raccontando una storia, meravigliosa e unica.
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