"A volte l'equilibrio si rompe
e nasce una stella"
Oggi ho portato questo libro a respirare gli alberi, se lo è meritato perché la vera protagonista di queste pagine, per me, è la Natura. Il libro è suddiviso in capitoli intitolati con i nomi dei mesi dell'anno, a questa suddivisione corrisponde il susseguirsi delle stagioni attraverso i cambiamenti della natura e di conseguenza attraverso le scelte, i comportamenti e le sensazioni dei protagonisti.
"C'è stato un tempo nel quale andavo incontro alla tempesta, incantata dai bubbolii lontani sulle cime mi preparavo ad accogliere la pioggia, come quella foglia perduta. Avevo in me la voglia dei fiori caparbi, di crescere sole, in mezzo alle mezzo erbacce. Mi facevo selvatica, e il monte mi guardava prosperare sorridendo"
Queste pagine sono un elogio delle piccole cose, le più preziose nella vita, e che tutti abbiamo modo di scorgere e valorizzare, nell'essenzialità.
Mentre leggevo, davanti ai miei occhi vedevo tutti i colori con i quali Narone ha descritto il cielo, e i paeseggi, gli alberi, la neve col suo silenzio che porta misericordia e redenzione al mondo.
L'autore con la sua straordinaria empatia dà voce ad una donna, questo elemento è ciò che in primis mi ha colpito, perché è fatto raro.
La voce di una donna senza nome, sola, inquieta e in fuga: non vuole più restare dove non c’è amore.
Mi ha ricordato una frase tanto cara alla mia amata Frida Kahlo, la quale tenacemente sosteneva di non soffermarsi dove non c'è amore.
Quella stessa tenacia e quella stessa resilienza l'ho percepita distintamente nella protagonista del libro. Una donna fragile, ma anche al contempo forte.
Ha lasciato la città, nella quale tutto è frenetico e in vendita, ed è tornata nella vecchia baita dell’infanzia, sul Monte. Qui vive senza passato, mai l'autore ci dice cosa le sua accaduto, da dove germina il malessere che avverte
La donna aspetta che la neve seppellisca i ricordi e segue il ritmo della natura. C’è un inverno da attraversare, il freddo da combattere, la solitudine da farsi amica. Ci sono i rumori e le creature del bosco, una volpe curiosa e un gufo reale che bubola sotto il tetto. E c’è l’uomo dal giaccone rosso, che arriva e che va, come il vento. A valle lo chiamano lo Straniero: vuole piantare abeti sul versante nord della montagna.
Inontreremo poi la Guaritrice, muta dalla nascita, che comprende il linguaggio delle piante e fa nascere i bambini, il mio personaggio preferito che mi ha ricordato immediatamente la mia nonna paterna; poi c'è la Rossa, che gestisce la locanda del paese; la Benefattrice, che la nutre di cibo e premure. Donne che sanno dare riparo alle anime rotte, e che come lei cercano di vivere pienamente nel loro angolo di mondo. Mentre la montagna si prepara al disgelo e a rifiorire, anche la donna si rimette in cammino. Arriverà un altro inverno, ma ora il Monte la chiama.
Queste pagine sono intrise di quella bellezza selvatica che tanto mi è cara, sono colme di pace, sono una ventata d'aria fresca, portano serenità e leggerezza di quella leggerezza, mai banale, ma anzi necessaria soprattutto in questo periodo storico che stiamo attraversando.
Un libro sicuramente da rileggere e da sfogliare come piace a me: come un oracolo.
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